Tennis: la battaglia dei sessi moderna
21 Febbraio 2019Hits: 277
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La battaglia dei sessi è un termine molto noto nel mondo del tennis. Dagli anni settanta ha identificato quelle sfide che videro un uomo affrontare una donna sul campo; nella storia di questi incontri i tennisti hanno avuto la meglio sulle colleghe, anche se nel settembre del 1973 Billie Jean King riuscì nell’impresa di sconfiggere in tre set Bobby Riggs: evento celebrato in un film uscito nel 2017 e diretto da Jonathan Dayton e Valerie Faris. Lo scopo principale di questi incontri era di dare risalto al movimento del tennis femminile, che soprattutto negli anni settanta veniva bistrattato e ridicolizzato in termini economici rispetto a quello maschile. Fu proprio la King tra le fautrici della nascita nel 1973 della WTA, l’associazione che gestisce le giocatrici professioniste e i principali tornei, in pratica la sorella della ATP.
Nel 1992 fu la cecoslovacca Martina Navratilova a cimentarsi in una battaglia dei sessi contro lo statunitense Jimmy Connors (Match perso in due set 7-5, 6-2). A più di vent’anni di distanza la Navratilova, celebre per aver fatto anche coming out sulla sua sessualità, è salita al centro delle cronache per essersi opposta all’idea di far partecipare atlete trangender a gare in rosa. Non usa mezzi termini la Navratilova, definendo tale pratica un imbroglio in termini biologici. “Sono felice di rivolgermi a una donna transgender in qualsiasi forma preferisca, ma non sarei felice di competere contro di lei”; facciamo bene attenzione, quella della Navratilova non può essere considerata una discriminazione sessuale come molti pensano, bensì è un’affermazione fondata sul timore di falsare le gare permettendo ad alcune atlete di avere un vantaggio che le altre difficilmente potranno colmare; un discorso analogo ci fu ai tempi di Oscar Pistorius, quando la sua volontà di gareggiare contro atleti normodotati si scontrò con i dubbi di chi considerava le sue protesi un vantaggio. C’è poi un problema fondamentale. L’ex campionessa ha alzato una questione che per certi versioni è molto importante perché potrebbe segnare il futuro di molti sport al femminile; questioni da dibattere con appurati dati scientifici; c’è il rischio che qualcuno possa divergere tali affermazioni dichiarandole un attacco al mondo transgender. Cerchiamo di mantenere il discorso sui binari corretti e arriviamo a una soluzione che non penalizzi gli atleti, ma renda solo giustizia su dati concreti.
Giornalista pubblicista con una passione immensa per lo sport, dal calcio al nuoto, dall’atletica leggera al basket passando per discipline meno note come il curling o il biathlon. Ho sempre amato scrivere di sport sin da quando ero più piccolo. Dieci anni fa ho iniziato a fare sul serio occupandomi di radiocronache di partite di calcio regionale sognando di ripercorrere le gesta di maestri del microfono come Ciotti e Ameri; un’esperienza faticosa, ma al tempo stesso molto divertente. Il mio obiettivo è dare visibilità a tutte le discipline sportive e anche alle piccole realtà sportive presenti sul nostro territorio.